Intervista a Filippo Pieri: Cig, 400 milioni di ore in un anno. «Serve un patto sociale»

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19/01/2021



Cig, 400 milioni di ore in un anno. Pieri «Serve un patto sociale»

Il segretario regionale Cisl: gli ammortizzatori vanno prolungati per tutto il 2021

I DATI CISL II terribile 2020: 400 milioni di ore di di ammortizzatori sociali per quasi 258 mila lavoratori. 

II segretario regionale Cisl: gli ammortìzzatori vanno prolungati per tutto il 2021. Quattrocento milioni di ore autorizzate tra cassa integrazione e analoghi ammortizzatori sociali in meno di un anno per 258mila e passa lavoratori. La maggior parte (il 41,7%) a carico del settore della meccanica. Con un tasso di occupazione che nel terzo trimestre passa da 69,6% al 68,4%, alla fine i posti di lavoro perduti in pochi mesi ammontano a 36 mila. Sono i numeri della crisi in Emilia-Romagna fino al 31 novembre 2020. Elaborati e studiati dalla Cisl Emilia-Romagna, oltre a fotografare una crisi inevitabile a causa del perdurare dell'emergenza pandemica, possono anche indicare la strada per le strategie da adottare per la ripresa. Se salvare l'occupazione è la priorità deìl'azione del sindacato, secondo Filippo Pieri, segretario regionale della Cisl regionale, lo strumento su cui il nostro territorio deve fare leva è «l'unità» sancita dal Patto per il lavoro fra tutti i protagonisti del sistema economico. «Non si può agire unilateralmente», per esempio. E questo, secondo il sindacalista, dovrebbe anche sal vaguardare dal ricorso massiccio agli esuberi quando finiranno le tutele dello Stato.

Di fronte alla pandemia, non erano prevedibili questi dati? «Non si potevano prevedere tempi cosi lunghi della pandemia. Certo è che questi numeri sono eclatanti per la nostra regione, nelle dimensione e nella diffusione. Ma per fortuna quei 400 milioni di ore ci sono state».

Se no la disoccupazione avrebbe subito un'impennata... «Il binomio cig e blocco dei licenziamenti ha salvato centinaia di migliaia di posti di lavoro. Non tutti i 258 milioni di persone coinvolte si sarebbero trasformate in posti di lavoro persi, ma una parte sicuramente. Più che altro ha garantito un reddito ai lavoratori e la salvagurdia di un patrimonio professionale alle aziende».

E quei 36 mila posti persi? «Si tratta per la stragrande maggioranza di lavoratori — e soprattutto lavoratrici — a tempo determinato a cui non sono stati rinnovati i contratti, e di mancate assunzioni per gli stagionali».

A che momento si può attribuire l'inizio della crisi? «Eravamo già in fase prepandemica a fine 2019 a causa della situazione intemazionale, perché l'Emilia-Romagna ha una grande vocazione all'export e nell'ultimo trimestre si è visto un rallentamento dell'economia e dei consumi intemi».

Un fulmine a ciel sereno? «Venivamo da anni con dati molto positivi per l'occupazione: nel 2018 abbiamo raggiunto il record di oltre due milioni di occupati».

Con il precipitare della situazione, secondo lei, come hanno reagito le istituzioni? «Nella prima fase di emergenza, la reazione del governo nazionale è stata positiva. Ma a maggio, finita la prima fase abbiamo posto il problema di guardare più avanti, di risol- vere situazioni problematiche che c'erano anche prima, come i ritardi nella trasformazione tecnologica e ambientale. E ci si è persi».

Quelli che elenca, sono i temi del Recovery Pian: che ruolo può avere la Regione? «Noi, istituzioni e soggetti del mondo produttivo ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo messo nero su bianco, tutti insieme, i temi più urgenti, all'interno del Patto per il lavoro e per il clima. Il patto sociale ora va fatto anche a livello nazionale».

Un modello Emilia da «esportare»? «Diciamo da tempo che il modo migliore per utilizzare bene e nei tempi giusti le risorse europee si può solo fare con il coinvolgimento, non solo delle Regioni e degli enti locali ma anche delle parti sociali. Esattamente come abbiano fatto qua dal 2015 con il Patto per il lavoro. È questo il modello su cui bisogna lavoraie».

Previsioni per l'andamento dell'economia? «Siamo molto preoccupati. Quando, fra qualche settimana, verrà meno l'utilizzo degli ammortizzatori in modo diffuso e gratuito e si sbloccheranno i licenziamenti il rischio è alto. Chiediamo di proseguire, invece, per tutto il 2021. In parallelo bisogna stimolare gli investimenti ma senza quegli interventi di sostegno al reddito si riducono anche i consumi intemi».

Avete dati anche su questo. «Già c'è stato un calo dei consumi di quasi il 12%. Anche la Banca d'Italia ci dice che è aumentata in modo esponenziale la propensione al risparmio, sia da parte delle famiglie che delle aziende, che non fanno investimenti».

La soluzione è solo l'intervento europeo? «È la grande opportunità per eccellenza ma il Paese sta ancora qui a discutere...»

Torniamo al ruolo della Regione... «Il Patto ci impegna a non agire con atti unilaterali di fronte alle difficoltà delle aziende. Prima si usano tutti gli ammortizzatori sociali e poi si fanno accordi per arrivare a soluzioni condivise e mettere in campo politiche attive di fronte a un mondo del lavoro in trasformazione che è un'opportunità».

In allegato l'intervista di L. Cavina